Rivoluzione è una parola fisarmonica. Può tenere dentro i fatti più grandi, gli episodi che hanno cambiato il corso della storia o le idee che hanno rovesciato le convinzioni; così, può estendersi fino a comprendere i nomi e i luoghi che possono attraversare i secoli senza temere l’oblio. Oppure può stringersi, farsi piccola, sottile, chiudersi, abbracciando la vita di un singolo uomo. Può raccontare i cambiamenti privati che segnano l’esistenza di ciascuno.
Questo libro fa sua l’ampiezza di cui è capace la parola rivoluzione: la struttura narrativa oscilla dal valore massimo della Bastiglia e del flogisto, a quello minimo dei pensieri e dei desideri di Armand, un ragazzino che non aveva mai visto il mare e che non aveva mai sentito parlare del Marchese Antoine-Laurent de Lavoisier.
Difficile dire cosa accade sullo sfondo. Le storie raccontate nel libro sono dentro un armonico primo piano, in cui si intrecciano le vicende private di una famiglia e quelle collettive di un popolo, le scoperte della chimica e le emozioni e i ragionamenti di chi vive la propria personale trasformazione. Sono storie di audacia, di coraggio e di passione quelle di cui Pierrette e Armand sono testimoni e protagonisti. Sono fessure da cui insinuare interrogativi: si potevano cambiare le cose senza uccidere? Si poteva sostenere un’idea senza dover rischiare di morire per aver infastidito chi basava la propria carriera su convinzioni opposte?
I disegni di Otto Gabos ti portano a Parigi nel giorno che sarà ricordato come uno dei più sanguinosi di quell’epoca di sangue. Le illustrazioni sono in bianco e nero, con il rosso che, quasi sempre, stacca i dettagli, incornicia le atmosfere e sa dirti, nello stesso momento, le sfumature dei capelli di Pierrette e la luce che illumina il cielo quando, intorno, tutto brucia. Le tavole arrivano a chiudere le frasi o a sorprenderti quando giri la pagina. Nei capitoli puoi riconoscere le tracce di un lavoro di ricerca, costruito su rimandi a ciò che è accaduto veramente nella storia, nell’arte, nella scienza. Ci sono forme gotiche ad agitare i sogni, ritratti ripresi da quadri antichi; ci sono le macchine di Lavoisier, i mobili delle case, le scarpe dei signori e dei poveracci.
L’ultimo capitolo racconta quello che accadde dopo. Dopo che la ghigliottina era scesa inesorabilmente all’alba dell’otto maggio 1794 e aveva decretato la fine del Marchese Antoine-Laurent de Lavoisier. ‘La Repubblica non ha bisogno di sapienti’ è l’ultima frase del libro. L’ultima parola, però, è lasciata all’immagine, a piena pagina sul foglio successivo, con i due ragazzi nel loro gesto di quotidiana ribellione.
‘La formula esatta della rivoluzione’ di Marcello Fois, Alberto Masala, illustrato da Otto Gabos, Istos- LibriVolanti, Collana Rivoluzioni ideata e curata da Teresa Porcella, 2016