‘Guarda che la luce è del cielo’ è un libro intenso in cui avventurarsi: è lo sguardo visionario di Kaatje Vermeire che si fa storia attraverso le parole di Giulia Belloni. La narrazione si addentra nei pensieri sospesi di un uomo qualunque; un uomo a cui un giorno spuntano due ali.
L’artista riesce a dire l’invisibile con la radicalità e la poesia delle immagini; così puoi sentire il freddo della sala operatoria e l’odore pregnante del pesce, puoi provare la leggerezza del volo e il peso di un rifiuto. Attraverso le tavole ti avvicini ad un mondo che non si vede, fatto delle paure e delle speranze di una persona comune che cresce o forse, semplicemente, cambia.
Le sequenze disegnate diventano tappe di un percorso intimo di scoperta e consapevolezza di sé. Per raccontare l’affanno e il turbamento di chi intraprende questo viaggio Giulia Belloni sistema con cura alcune tracce nel testo. All’inizio sembrano espressioni neutre, esplicite (‘Ho cercato dentro di me’) ma, via via che la storia avanza, diventano finestre affacciate su qualcosa che è sempre più difficile da ordinare e decifrare (‘Con amore e timore mi guardavo, senza riuscire a risolvermi’, ‘Ho sempre cercato di raggiungermi, senza riuscire’).
Nelle pagine si susseguono ipotesi e tentativi del protagonista per essere accettato; compaiono così nel libro personaggi distratti, uomini e donne che potrebbero nutrire (per analogia o differenza) qualche interesse ad accogliere un uomo con le ali. Forte e commovente è la doppia pagina dedicata all’incontro con la madre; le immagini raccontano la grazia di un legame, le parole marcano la sua potenza liberatrice: la spalla della madre accoglie, le sue mani scrutano e accarezzano, il suo cuore dice ‘ho sempre pensato che non fossi come gli altri…ora si vede‘.
Guarda che la luce è del cielo è il titolo del libro, il tono della frase cambierà nel corso della lettura. In principio potrà sembrare un ammonimento da parte di chi vuol ricordare che non è tua, non è nostra, quella luce. Alla fine delle pagine, quando tornerai sulla copertina, quella stessa frase avrà il suono intimo di una riflessione fatta da chi si è barcamenato nell’ombra senza perdersi nel buio. Le ali del protagonista sono state la crepa attraverso cui è passata la luce necessaria a disvelare la bellezza di una vita: serviva un raggio a cui aggrapparsi per spiccare il volo e una feritoia per vedere il cielo.
Guarda che la luce è del cielo, di Giulia Belloni, illustrato da Kaatje Vermeire, Kite Edizioni, 2015.
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