Un libro sottovoce per raccontare ciò che rende essenziale l’esperienza di cura. Tutto scritto e disegnato in modo limpido, mai urlato.
Il libro comincia con una splendida doppia pagina occupata dall’odore di nuovo e dal risveglio di Grande Orsa, disegnata con il muso proteso verso il punto più alto ed estremo del foglio. Da qui lentamente prende forma un quotidiano che parla di legami intimi e perenni: quello tra madre e figlia e quello tra due vite in simbiosi con l’ambiente che le circonda e le definisce. Al centro Grande Orsa e Piccola Orsa, tutto intorno, per proteggere e scandire i giorni, una montagna fatta di roccia e poesia.
Le immagini in questo libro ti raccontano una storia di armonia e incontaminata bellezza. Quella che vedi è una montagna distante dal fitto del fondovalle, dove puoi guardare il mondo com’è senza l’uomo. Una terra reale che sconfina nel mondo sacro della Natura, dove ciò che accade alle due orse si carica di suggestione grazie al vuoto che le circonda. La foresta, il sottobosco, gli animali, il lago, tutto è disegnato in bianco e nero, con i due colori che danno sostanza, luce e silenzio alle pagine.
Le parole non si confondono con le scene, loro parlano alla memoria affettiva del lettore. Quasi fossero un eco che risuona tra quelle montagne per dire, tante e tante volte, cosa significhi avere cura. Quel “Io sono con te, Piccola Orsa” sussurrato nel mezzo del libro, scritto e riscritto in tanti modi diversi in ogni pagina.
Chiudi il libro e hai ancora il cuore pieno di Grande Orsa, archetipo di madre, colei che accompagna ad abituarsi al mondo, alla roccia che si fa casa e alle stagioni che si fanno destino.
Piccola Orsa, di Jo Weaver, Orecchio Acerbo editore, 2016
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