È questione della massima urgenza. Va comunicata subito. Già nel frontespizio. E così, subito dopo il colophon, ecco il generale che irrompe nella pagina. Doma gli autori, allontanandone i nomi (che in copertina gli stavano fastidiosamente addosso) e li spinge giù in fondo, a piè di pagina. Sopra, lui a cavallo, ad urlare il suo ordine alla guardia.
Ora è compito della guardia portare avanti la storia.
A questo proposito occorre specificare, qualora l’informazione sfuggisse a qualcuno, che esistono le Linee guida di comportamento per le guardie. <<Sguardo fisso davanti. Se qualcuno non rispetta l’ordine, la guardia può dare un primo avviso urlando. Se questo non basta, può impugnare l’arma e puntarla: questo è considerato un ultimo avvertimento>>.
La guardia di questo libro conosce le regole, le ha studiate. Le conosce a memoria. Non sbaglierà. Forse.
Con il cane se la cava benissimo. Tiene testa al primo ignaro passante. Applica, infatti, senza alcuna esitazione la regola numero uno e dalla sua bocca spalancata sbraita i desiderata del generale. Con i primi 8 passanti resiste senza problemi. E prova a farlo anche quando gli 8 diventano 30 e ancora dopo, quando i 30 superano i 50. A dirla tutta ce l’avrebbe fatta a resistere fino in fondo se non fosse stata per quella pallina. Una piccola, irriverente pallina che rimbalza oltre il confine. Nulla si dice nelle Linee guida di comportamento per le guardie a proposito di “palline irriverenti”. Nessun manuale può aiutare la guardia, nessun generale è lì a dire cosa fare. Tocca alla guardia decidere. E la guardia, decide.
Non diciamo altro. Solo che abbiamo scoperto con grande gioia che ‘Ma solo per questa volta ’ non è una frase ad uso esclusivo dei nonni.
Questo fatto da solo, basterebbe a riempirci di gioia. Ma ad Isabel Minhós Martins e Bernardo Carvalho piace esagerare. Lo capisci perché hanno riempito il libro di mille ragioni per cui stare allegri (e non stiamo pensando solo ai colori vivaci dei pennarelli con cui Carvalho disegna i suoi personaggi dai nasi allungati).
Una su tutte: quando per la prima (e unica) volta nel libro si dicono le motivazioni che stanno dietro all’ordine del generale. In quel momento tocca chiudere il libro, alzarsi ed applaudire. “Il mio generale si riserva il diritto di tenere questa pagina bianca per entrare nella storia ogni volta che vuole”, così dice la guardia, mischiando in una battuta reale e metaforico, concreto e astratto, la forma e la sostanza di un libro. Dicendo anche con leggerezza ed ironia l’assurdità di certi soprusi nascosti dentro ad una divisa.
Un’altra: tutti quelli che vorrebbero passare nell’altra pagina sono costretti in un foglio ma nessuno, proprio nessuno, resta fermo. Succede sempre qualcosa ogni volta che giri la pagina: ad uno cadono i pacchi, quelli che ballano non si fermano, quelli che giocano anche, l’astronauta nemmeno a dirlo. E così tutti. Nessuno resta nella posizione della pagina precedente.
L’ultima: già nel primissimo gruppo di passanti sbuca sul foglio una bambina piccola, porta un cappuccio rosso ed un cestino. No, non è quella a cui stai pensando; nei risguardi scopri che si chiama Paolina. Quando la vedi la prima volta ha lo sguardo basso e ripete come un mantra l’ordine della mamma “non parlare con gli sconosciuti, non parlare con gli sconosciuti, non parlare con …” Alla fine la riconosci mentre difende il suo eroe lanciando un frutto contro il generale.
Abbiamo, dunque, scoperto con grande gioia che il libero arbitrio, le regole e le eccezioni non sono temi ad uso esclusivo delle riflessioni dei grandi.
Di qui non si passa! di Isabel Minhós Martins e Bernardo Carvalho, Topipittori, 2015
Categorie:i libri