
Vedere il giorno, di Emma Giuliani, Timpetill edizioni
Il racconto sta alla materia, come la materia sta al racconto. Gli artigiani che lavorano la pietra o il legno, le parole o i segni, lo sanno. In ciò che è scritto, scolpito o abbozzato c’è il filo di un discorso. C’è l’emozione che prende forma e la storia che incomincia.
Allora, aprendo le pagine di questo libro, non confonderti. Qui la storia, prima delle parole e dei disegni, te la dice la carta. Una materia complessa, che sa essere contemporaneamente leggera e delicata, tenace e funzionale. Che sa trasformarsi in qualcosa che prima non c’era. Così, attraverso la carta, Emma Giuliani racconta.
Un foglio di carta, piegato dodici volte, diventa un libro a fisarmonica, come fosse un unico scenario dove i giorni avvengono e si ripetono. Possono essere tutti uguali, senza colore. Dove tutto può essere bianco o nero. Oppure, come succede per la carta, anche i giorni possano essere reinventati. Possono ricrearsi e rinascere. Sta a te viverli in modo diverso. Sta a te piegare la carta. Cambiare la scena, colorarne il momento.
Una minuscola coccinella ti accompagna in questo lento risveglio. Un calmo passaggio tra le pagine con la sorpresa che ritorna ogni volta che la carta si schiude. Un gioco delle mani e degli occhi, della mente e dell’immaginazione.
Un libro dove tutto sembra fragile e delicato, ad eccezione delle parole con cui Emma Giuliani scrive la storia. Pochi termini per costruire un inventario intimo, delle cose per le quali, malgrado la fragilità, vale la pena resistere. Un elenco, delicato e tenace come la carta.
Vedere il giorno, di Emma Giuliani, Timpetill edizioni, 2014
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