Tuttodunpezzo è senza dubbio un gioco a forma di libro.
Tuttodunpezzo è un tipo originale. Lo capisci dal titolo che non ha niente a che fare con la stirpe di Pezzettino, nulla a che vedere con Giovanni (il bambino distratto che passeggia per le strade tracciate da Rodari). Lui, sicuramente, non avrà mai conosciuto neppure quello che perde i pezzi di Gaber e non sarà nemmeno un lontano parente del pinguino e della sua mamma urlatrice. Lui è, appunto, Tuttodunpezzo e noi abbiamo già cominciato a giocare(*).
La curiosità sale e andiamo a fare la conoscenza di questo tipo originale con il nome ed il destino tracciati dentro le righe di un vocabolario. Per coglierne il carattere, il temperamento devi partire dal Devoto-Oli. Dunque scopri che Tuttodunpezzo è quello forte, robusto, saldo, quello che, essendo tutto intero, non può perdere nulla. E qui il gioco si complica: tutto quello che non può essere smarrito da un tipo fatto come lui, lo scopri riprendendo il vocabolario e tornando indietro fino alla “P” di perdere; nelle possibili accezioni del verbo c’è la natura di questo personaggio che, ovviamente, non spreca il tempo, non perde la pazienza e la strada, non si fa sfuggire i pensieri, i sogni o una lacrima. Da lui non fuoriesce nulla. Non regala e non presta nulla; lui è sempre Tuttointero.
Mentre in cuor tuo cominci a rallegrarti di tutte le cose che si possono perdere in una vita normale, diversa da quella di Tuttodunpezzo, e ti passa in testa l’idea che è proprio in quella imperfezione che sta il senso e la bellezza, ecco che accade il patatrac. Una buca, come un imprevisto, arriva a scomporre l’ordine. E dal caos nasce un nuovo Tuttodunpezzo, che brilla da subito per simpatia ed intraprendenza.
Mentre leggevi, anche i tuoi occhi giocavano; a condurre il gioco c’erano le illustrazioni di André Da Loba. Nel grande foglio bianco spiccano le forme e le tinte decise; disegni come sagome in cui particolari, ombre e profondità vengono ridotti all’essenziale, resi solo attraverso la sovrapposizione delle figure e l’intersezione dei colori.
Quando, quasi alla fine del libro Tuttodunpezzo precipita, il gioco si fa più divertente. Ora devi imparare a riconoscere, nelle diverse posizioni dello spazio, i pezzi che lo hanno composto fino alla pagina precedente. La doppia pagina in cui vedi la corda, piedi e mani che tirano fuori dalla buca gli altri due pezzi è schematica eppure vibra per la sua stravaganza.
Penultima pagina. Finisce il gioco ma non il gusto di giocare; tant’è che gli autori ci salutano con un paradosso. Proprio laddove la figura del personaggio, ormai scomposta, sembra la più assurda e bizzarra tra tutte quelle viste nel libro, dietro, sullo sfondo, il bosco si fa più reale. Come a voler dire: decidi tu quale Tuttodunpezzo è “solo per finta” e quale, invece, è quello più verosimile.
(*) si fa riferimento ai personaggi dei libri: ‘Pezzettino’ di Leo Lionni, ‘La passeggiata di un distratto’ di Gianni Rodari, ‘Urlo di mamma’ di Jutta Bauer e al personaggio della canzone ‘Quello che perde i pezzi’ di Giorgio Gaber
Qui un’animazione del libro
https://vimeo.com/78389117
Tuttodunpezzo, di Cristina Bellemo e André Da Loba, Topipittori, Milano 2014.
Categorie:i libri